Un primo nucleo ebraico nella città risale al IV secolo. La presenza maggiore, con 200 famiglie, è però del XV secolo, poco prima dell’espulsione. Numerosi documenti attestano che gli ebrei catanesi praticavano l’arte della seta e della tintura dei tessuti, oltre che il prestito su pegno. Il primo ebreo catanese (e siciliano) di cui si conosce il nome, Amachios, fu sepolto appena ventiduenne nelle catacombe ebraica di Villa Torlonia a Roma.
Gli ebrei vivevano nell’area nord-occidentale della città, in due aree distinte: la prima era detta “Judeca Suprana”, compresa tra il bastione degli Infetti, quello del Tindaro e quelli di S. Giovanni e di S. Euplio (oggi S. Barbara, Recupero); la seconda “Judeca Suctana” lungo il fiumicello Amenano, detto Judicello, nell’area compresa tra via degli Orfanelli, via Pozzo Canale, vicolo degli Angeli, S. Giovanni dei Barilari e il quartiere d’Immezzo, oggi piazza S. Francesco d’Assisi. Ad esse corrispondevano due diverse sinagoghe: la “Meskita di Suso” (fra i vicoli D’Urso ed Avola), che era la più antica e frequentata dai più poveri, presso la chiesa di S. Giovanni (lu Palumbaru), con annesso l’edificio dell’ospedale degli ebrei (oggi forse via Ospedale vecchio o via Spedaletto), e la “Meskita Picciula”, nella zona centrale della città. Quest’ultima sembra si fosse ingrandita rispetto all’altra, grazie allo sviluppo commerciale di strade contigue, di banche, della Loggia di Città e del “foro lunare” (mercato del lunedì), area che si estendeva fino al porto Saraceno. Il cimitero era fuori dal bastione del Tonnaro. La città, e con essa tutta l’area ebraica, fu sommersa dalla lava durante l’eruzione dell’Etna del 1669 e completamente distrutta dal successivo terremoto del 1693.