Un insediamento ebraico si sviluppò in intorno a piazza Portanova e alla chiesa di S. Maria in Cosmedin nel periodo svevo angioino (XIII-XIV secolo), come estensione della preesistente giudecca di S. Marcellino. Qui la concentrazione ebraica fu probabilmente legata alla lavorazione dei tessuti, attività da tempo collocata nella zona e in quel periodo riconosciuta come monopolio del gruppo ebraico. Si ha notizia certa della presenza di diverse sinagoghe, almeno sino al XIV secolo. Nel 1290, una di esse fu trasformata in chiesa su richiesta di un gruppo di ebrei allora convertitisi al cristianesimo in seguito a un intenso periodo di persecuzione da parte cattolica. L’epoca di realizzazione, alcuni caratteri architettonici differenti dalle chiese coeve e la collocazione verso l’estremità della giudecca di S. Marcellino hanno condotto a ipotizzare che si tratti dell’attuale chiesa di Santa Caterina della Spina Corona.
Un ulteriore sviluppo dell’insediamento ebbe luogo nella seconda metà del Quattrocento. Una strada principale, denominata via Giudecca Grande, si estendeva pressappoco in corrispondenza dell’attuale corso Umberto I, nel tratto fra via Miroballo e piazza Nicola Amore. In fondo ad essa, un altro insediamento minore, via Giudechella, ubicata fra via San Biagio ai Taffetanari e vico I San Vito ai Giubbonari. L’impianto urbanistico era analogo ad un’altra giudecca della città, identificata nell’attuale zona di Forcella e chiamata “Vecchia”, probabilmente perché preesistente a quella Grande di Portanova.
Degli originari quartieri, quasi ogni traccia fu cancellata dalle operazioni urbanistiche tardo ottocentesche del Risanamento di Napoli.