Fra le prime presenze ebraiche documentate si trova la figura di Abramo Vitale de Sacerdoti al quale, nel 1490, fu permesso di risiedere in città per aprirvi un banco di prestito. Nei secoli successivi, la sua famiglia ricoprì un ruolo di primo piano all’interno del gruppo ebraico e di fronte alla città, allora sotto il Ducato di Milano. Fu il discendente Simone ad evitare l’attuazione dei ripetuti decreti di espulsione dai domini spagnoli della Lombardia, culminati nella cacciata del 1597.
Con il passaggio della città ai Savoia, nel 1707, le vicende degli ebrei si legano a quelle degli altri territori piemontesi: furono confermate le libertà di residenza, culto e commercio ma, nel 1723, venne formalizzato l’isolamento nel ghetto. Fu scelta l’area dove la popolazione ebraica da tempo possedeva le abitazioni e le botteghe, fra le attuali vie Migliara, dei Martiri, Vochieri e Milano (all’epoca denominata Contrada degli Ebrei). Il ghetto di Alessandria fu il terzo più popoloso del Piemonte: nel censimento del 1761 si contano 420 abitanti. Nonostante le modifiche ottocentesche, si conservano alcuni tratti caratteristici come i ballatoi di comunicazione interna e le sopraelevazioni con cui era stato possibile ampliare la superficie d’abitazione negli anni di residenza coatta.
Dopo l’Emancipazione del 1848 molti ebrei alessandrini contribuirono a diverso titolo alla vita della città e dell’Italia risorgimentale. Nell’ultimo secolo, il fenomeno dell’inurbamento insieme alla persecuzione razziale ha portato la Comunità a ridursi drasticamente. Oggi è sezione di quella di Torino.
Via Milano / via Migliara / via dei Martiri / via Vochieri