Unica colonia greca in territorio pugliese, Taranto si affaccia con un porto ben protetto sul mar Ionio. Qui, secondo la tradizione, arrivarono ebrei deportati da Tito dopo la distruzione del Tempio (70 e.v.). Un nucleo ebraico vi rimase numeroso e a lungo, anche grazie ai fiorenti traffici commerciali del porto. Negli anni non mancarono momenti drammatici, come durante le scorrerie saracene (839 e 925) e le persecuzioni antiebraiche che portarono alle conversioni di numerose famiglie all’epoca di Carlo II (1290-1294). Dopo un periodo favorevole al prestito ebraico sotto gli Orsini Del Balzo, principi di Taranto, la città passò al re Ferrante I (1463). Questi impose di portare il segno distintivo e vivere in quartieri separati, dove però vietò di dipingere immagini. Nel 1541 vi fu l’espulsione generale. Oggi la passata presenza è documentata da 26 iscrizioni funerarie in ebraico, latino e greco. Queste furono rinvenute alla fine dell’Ottocento nell’area di Montedoro durante lavori di rinnovamento urbano. Le epigrafi datano dal IV-V fino al X secolo, quando la città fu distrutta dai saraceni nel 928. Sono conservate nel Museo Archeologico Nazionale MArTA. Manoscritti ebraici copiati in città, molti di argomento medico, sono oggi conservati in biblioteche europee.
Museo Archeologico Nazionale MArTA
Via Cavour, 10 – 74123 Taranto (TA)
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