La sinagoga di Asti, più volte rinnovata ed ampliata, mantiene la stessa collocazione urbana dal XVII secolo, da prima che vi fosse istituito il ghetto.
Il grande e luminoso ambiente d’ispirazione classica fu realizzato in luogo del precedente negli anni ’30 dell’Ottocento. Al centro, quattro colonne in finto marmo, con archi a tutto sesto, dividono la sala in nove campi voltati a vela; su quello centrale insiste una cupola con lanterna che illuminava la tevah, collocata all’epoca in posizione baricentrica, fra le quattro colonne. Questa struttura architettonica, unica in Italia ma comune ad alcune sinagoghe settecentesche del centro Europa, costituisce tuttora il nucleo dell’edificio. La configurazione attuale, tuttavia, si deve alla ristrutturazione del 1889, finanziata dai fratelli Jacob e Leonetto Ottolenghi per conferire pregio e visibilità all’istituzione comunitaria nel nuovo clima di uguaglianza sociale dell’Emancipazione. A questo intervento risale infatti la realizzazione dell’elegante facciata e dello spazio aperto antistante, ricavato dalla demolizione dei volumi prospicienti via Ottolenghi che oscuravano l’edificio. Un’ampia ala laterale venne edificata per insediare un matroneo più spazioso. La tevah fu rimossa dalla posizione centrale tipica delle sinagoghe piemontesi e fu addossata all’aron, entro una balaustra in marmo, a imitazione dello spazio liturgico cattolico. Al suo posto sono state allineate nuove sedute per il pubblico, un tempo disposte unicamente lungo il perimetro dell’aula.
Fu infine conservato il pregiato aron in legno scolpito, datato 1809, decorato da otto formelle con gli arredi di culto del Tabernacolo, opera attribuita alla bottega dell’ebanista astigiano Bonzanigo. Un’iscrizione ricorda la doratura delle ante, offerta dalla signora Rebecca Ghiron nel 1816.
Via Ottolenghi, 8
Ingresso con scalini.
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