Ai numeri civici 11 e 13 di via Salomon Fiorentino è l’edificio dell’antica sinagoga, oggi di proprietà del Comune, le cui parti più antiche rimandano a un sostanziale restauro che ne fu fatto negli anni 1729-32 cui ne seguirono vari altri in tempi più recenti. Dopo l’allontanamento nel 1799 della comunità ebraica, costituitasi a Monte San Savino fin dal 1627, l’edificio della sinagoga passò all’Università (cioè Comunità) Israelitica di Siena: vanificatosi, intorno al 1870, il tentativo di acquisizione dell’edificio da parte del comune di Monte San Savino, esso divenne di lì a poco proprietà demaniale, poi di privati e finalmente ne divenne proprietario nel 1924 il Comune (che in varie occasioni aveva comunque già provveduto – e provvederà in seguito – ai suoi restauri più urgenti, l’ultimo nel 2004).
Nel complesso, costituito da due corpi di fabbrica, avevano sede sia la sinagoga vera e propria, posta all’ultimo piano sia la scuola sia, probabilmente, la stessa abitazione del rabbino o dei massari della comunità ebraica: esso aveva originariamente due piani più il pianoterra, oggi ipotizzabili solo dalla posizione delle finestre mancando attualmente i solai. Il primo corpo di fabbrica che s’incontra al n. civico 13 è più basso dell’altro – questa parte dello stabile fu ricostruita sbassata così com’è ora dopo un crollo verificatosi nel 1923 – ha una facciata irregolare con un portale bugnato e architravato, due finestre rettangolari (si intravede un altro portale tamponato) e tetto a singolo spiovente; all’interno, non pavimentato, si trovano arcate murarie realizzate nel sec. XX per garantire stabilita ai vecchi muri, e vi è esposta, permanentemente, una mostra documentaria e fotografica sulla storia degli ebrei e dei luoghi ebraici del Monte.
Il secondo corpo al n. civico 11, a tre piani e copertura a capanna, ha un portale ad arco ribassato e finestre incorniciate: al suo interno si notano, in alto, una finestra dipinta ancora abbastanza ben conservata e la nicchia con cornice già destinata a contenere l’aron ha-qodesh e, in basso, i resti di tubature di coccio utilizzate per il miqveh (bagno rituale) e della relativa vasca. Nell’attigua casa privata esiste un sedile in pietra che la tradizione popolare suole chiamare “il trono del rabbino”.
Via Salomone Fiorentino, 11-13
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