Il ghetto di Firenze fu istituito da Cosimo I de’ Medici nel 1570. Sorgeva nell’area prospiciente l’attuale piazza della Repubblica compresa fra le vie Roma, Tosinghi e Brunelleschi, secondo il progetto dell’ingegnere granducale Bernardo Buontalenti. In quest’area, cinta da cancelli, si svolgeva la vita quotidiana della locale popolazione ebraica. Due sinagoghe – quella italiana e quella spagnola o levantina – affacciavano su una piazza centrale dove un pozzo forniva l’acqua per l’intero insediamento.
Fra il 1704 e il 1714 il ghetto fu ampliato sino a via de’ Pecori: con un editto di Cosimo III, si era infatti revocato il privilegio concesso a numerosi ebrei di risiedere all’esterno del ghetto e si rendeva necessario aumentare lo spazio abitativo.
Le condizioni di restrizione si alleggerirono dopo il 1737 con il passaggio al dominio dei Lorena. Dopo un’interruzione negli anni della dominazione francese, i cancelli furono definitivamente abbattuti nel 1848 e l’emancipazione riconosciuta dal Parlamento del Regno d’Italia nel 1861. A fine Ottocento, un’operazione di risanamento urbano portò alla demolizione dei volumi storici e alla costruzione degli isolati oggi esistenti. Il visitatore non potrà quindi trovare ricordi o edifici particolari ma solo individuare l’area in cui si estendeva.