Esposizione allestita nella sala dell’Oratorio Marini, all’interno della settecentesca villa suburbana appartenuta all’omonima famiglia di mercanti livornesi. Nel 1867 l’edificio fu acquisito dalla Comunità che vi fece la sede di confraternite assistenziali; con le leggi razziali, vi fu organizzata la scuola per gli alunni e gli insegnanti espulsi dalle istituzioni pubbliche; dopo la guerra, in seguito ai bombardamenti che avevano danneggiato il grande tempio secentesco, l’Oratorio Marini funzionò come unica sinagoga, sino all’inaugurazione del nuovo tempio, nel 1962.
Nella sala espositiva rimane tuttora riconoscibile l’originaria destinazione sinagogale: lungo il perimetro sono conservate le sedute per il pubblico e sulla parete orientale – come di norma nelle sinagoghe – è stato ricollocato un aron ha-qodesh proveniente da un settore laterale della antica sinagoga distrutta. Il pregiato arredo, in legno intagliato e dorato, fu probabilmente eseguito da una manifattura nord italiana; secondo una tradizione locale, tuttavia, esso giungerebbe dalla penisola iberica, trasportato dal gruppo ebraico espulso a fine Quattrocento.
In esposizione anche una piccola ma rilevante raccolta d’arte cerimoniale. Si tratta di pezzi di grande valore artistico e storico, rappresentativi dell’eterogenea composizione della comunità livornese. Vi sono corone in argento per il Rotolo della Torah datate al XVII e XVIII secolo, e puntali di fattura nordafricana. Fra i manufatti tessili, rappresenta un pezzo unico la “borsa dei massari”, con elaborati ricami a rilievo in oro e argento. Due yad (puntatori per seguire la lettura della Torah) realizzati in corallo finemente scolpito rimandano al periodo in cui la lavorazione del materiale a Livorno fu monopolio della locale comunità ebraica.
Via Micali 21
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